martedì 4 dicembre 2012

Pentesilea, follia amorosa e parola che esce dai buchi della carne: SANDRA SONCINI nella nuova creazione di Lenz Rifrazioni


“L’attore è femmina”, scrive Valère Novarina. Solo il corpo femminile può crescere una parola che al suo apparire abbia i colori della nascita. Solo gli occhi di una donna possono portare nello sguardo la furia di Pentesilea, figura della mitologia greca e regina delle Amazzoni. Al maschio non resta che fingere, nella verità del corpo in scena, di non essere un appestato, di essere un soldato, di essere un eroe. Specchio delle condizioni psichiche disturbate del suo autore: è questa la Pentesilea del dramma di Heinrich von Kleist.
Attrice in molte delle messinscene di Lenz Rifrazioni, Sandra Soncini va alla ricerca del respiro che precipiti la parola nel pieno di fronte a sé; presenza sospesa nel vuoto, che la parola stessa creerà. Parola nata nel ventre, risalita ancora muta alle corde vocali, nemica al cervello, parola che cerca un’uscita attraverso i buchi della carne.
Rapporto tra i sessi e identificazione di genere: questi i temi dominanti. Pentesilea, si fa infatti condurre alla follia dalla passione amorosa, uccidendo l’amante in un duello personale, e profanandone il cadavere smembrandolo a morsi.
L’apparizione e la rivelazione dell’essere, degli enigmi, dell’essenza del tutto. La coscienza tesa all’estremo. Tutto ha perso la sua presenza sull’uomo.

Formatasi come danzatrice, Sandra Soncini ha collaborato come attrice con Lenz Rifrazioni in “La morte di Empedocle” e “Antigone” di Hölderlin, nei progetti dedicati a Goethe, Kleist, Shakespeare, Calderón de la Barca e ai Fratelli Grimm; nel 2008 debutta con la performance “Io” tratta dalle Metamorfosi di Ovidio. Dal 2009 collabora con l’Accademia degli Artefatti.
                                                               Marianna Saggese

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