Identità e memoria:
sono queste le tematiche principali sulle quali si fonda la ricerca della
giovanissima Ana Adamovic, attraverso fotografia e
video.
Nata nel 1974 a Belgrado, dove vive e lavora ancor’oggi, la Adamovic si
è laureata presso il Dipartimento di Letteratura Straniera dell’Università di
Belgrado, e ha studiato fotografia presso l’Art Institute di Boston. Inoltre, è
fondatrice del “Belgrade based Kiosk platform for Contemporary Art”.
Dal 1999 il suo lavoro è stato esposto in numerose mostre personali e
collettive in Serbia e all'estero.
Il tema della memoria viene recuperato dall’artista nella sua
concezione proustiana: un qualsiasi oggetto, un sapore, un profumo possono far
tornare alla mente momenti del trascorso, del “già
vissuto”, e trasformarsi in energie e rimembranze che viaggiano trasversalmente da presente a
passato.
La madeleine di Proust è un
dolce che, quando inzuppato nel té, si comporta come un innesco per la memoria
dell’autore, che inizia la sua ricerca nel tempo trascorso. I lavori dalla
serie Madeleine
provano, dunque, ad esplorare le immagini che rappresentano o potrebbero
rappresentare gli inneschi della memoria.
L’autrice apre così la possibilità per diverse interpretazioni di
immagini collettive ed individuali del passato.
In Canzona
una vecchia signora, concentrata, ascolta la sua voce che canta una delle sue
canzoni preferite, sentite, per la prima volta, nel 1941.
Parla di un soldato che scrive alla propria mamma dal fronte, per
raccontarle di quanto sente la sua mancanza, di come non l’ abbandonerà di
nuovo se sopravviverà alla Guerra.
La sua voce, la canzone, è uno strumento per ricreare il passato.
Il suo ritratto è un’immagine – personale e universale allo stesso
tempo – della vecchiaia, della memoria e della dipartita.
Una moltitudine di suggestioni, quindi, che rimanderanno noi spettatori
alle visioni del proprio passato, ricco di dimenticanze
e di “ritorni alla mente”.
Laura Panizza