venerdì 30 novembre 2012

Fotografia e video alla ricerca dell’identità e della memoria: Ana Adamovic


Identità e memoria: sono queste le tematiche principali sulle quali si fonda la ricerca della giovanissima Ana Adamovic, attraverso fotografia e video.
Nata nel 1974 a Belgrado, dove vive e lavora ancor’oggi, la Adamovic si è laureata presso il Dipartimento di Letteratura Straniera dell’Università di Belgrado, e ha studiato fotografia presso l’Art Institute di Boston. Inoltre, è fondatrice del “Belgrade based Kiosk platform for Contemporary Art”.
Dal 1999 il suo lavoro è stato esposto in numerose mostre personali e collettive in Serbia e all'estero.
Il tema della memoria viene recuperato dall’artista nella sua concezione proustiana: un qualsiasi oggetto, un sapore, un profumo possono far tornare alla mente momenti del trascorso, del “già vissuto”, e trasformarsi in energie e rimembranze che viaggiano trasversalmente da presente a passato.
La madeleine di Proust è un dolce che, quando inzuppato nel té, si comporta come un innesco per la memoria dell’autore, che inizia la sua ricerca nel tempo trascorso. I lavori dalla serie Madeleine provano, dunque, ad esplorare le immagini che rappresentano o potrebbero rappresentare gli inneschi della memoria.
L’autrice apre così la possibilità per diverse interpretazioni di immagini collettive ed individuali del passato.
In Canzona una vecchia signora, concentrata, ascolta la sua voce che canta una delle sue canzoni preferite, sentite, per la prima volta, nel 1941.
Parla di un soldato che scrive alla propria mamma dal fronte, per raccontarle di quanto sente la sua mancanza, di come non l’ abbandonerà di nuovo se sopravviverà alla Guerra.
La sua voce, la canzone, è uno strumento per ricreare il passato.
Il suo ritratto è un’immagine – personale e universale allo stesso tempo – della vecchiaia, della memoria e della dipartita.
Una moltitudine di suggestioni, quindi, che rimanderanno noi spettatori alle visioni del proprio passato, ricco di dimenticanze e di “ritorni alla mente”.

Laura Panizza

giovedì 29 novembre 2012

Quando l’Arte è al limite dell’esprimibile a parole: Erna Ómarsdóttir


Oggi è artista in proprio che si divide tra la sua città natale, Reykjavik, e Bruxelles.
È stata a lungo nella compagnia di Jan Fabre, per poi passare con Sidi Larbi Cherkaoui e Les Ballets C de la B di Alain Platel.
Erna Ómarsdóttir è autrice e interprete di performance potenti e inquietanti, dove la danza si fa fisicità istintiva, quasi animalesca, e si fonde con una musicalità estrema; un “danzare con la voce”, come lei stessa lo definisce, che oltrepassa quelle barriere che spesso dividono la scena dal pubblico, entrando in un contatto profondo con l’emotività di chi osserva e ascolta. Un’arte quasi ai limiti di ciò che può essere comunicato a parole.
Negli ultimi anni i lavori dell’artista nascono dalla collaborazione con musicisti quali Jóhann Jóhannsson e Valdimar Jóhannsson. Quest’ultimo è musicista e compositore per il teatro e la danza, ed ha suonato e composto per la band islandese punk Reykjavik!.
Insieme a Valdimar, Erna Ómarsdóttir forma il duo metal-elettronico Lazyblood. Un ritmo scandito da istanti teatrali e fisici, qualche tocco di disco e un “headbanging” (lo scuotere la testa al ritmo della musica heavy metal) innovativo. Una tempesta sonora composta da un mix di electro-punk, metal, glam rock e Nordik folk, in cui Erna Ómarsdóttir irrompe nello spazio attraverso un corpo che appare come un tornado in una scatola musicale. Contorce e avvolge il proprio corpo, talvolta anche strisciando sul pavimento arrivando a sfiorare fisicamente il pubblico: ci si può sentire avvolti come da un dolce vortice della follia umana.
Spettatori, lasciatevi trasportare da un’energia prorompente in un mondo di contrasti vocali e fisici!
“La voce è un muscolo. Si tratta di uno sviluppo naturale del mio lavoro, si aggiunge al movimento o lo incide trasformando anche l’ambiente. L’uso della voce per me conduce più vicino all’anima. Mi piace sperimentare le differenze nella struttura di tutti i suoni, effetti acustici che vengono dal basso più profondo, dagli angoli più strani e sconosciuti del corpo. Lascio che il movimento determini la voce ma anche l’opposto. Mi abbandono ai contrasti tra una voce satanica o il canticchiare innocente delle ragazzine, mi faccio attraversare da tutti i suoni istintivi dell’uomo e dell’animale, ma li estrapolo da un contesto narrativo e li ricompongo in un paesaggio sonoro...” (da “Identità e alterità. Conversazione con Erna Ómarsdóttir” 
a cura di Adele Cacciagrano e Piersandra Di Matteo, “Art’o”, n.23,  2007).

Laura Panizza

ND'T 012


“Dove andate? Da dove partite? Dove volete arrivare? 
Sono domande davvero inutili. Fare tabula rasa, partire o ripartire da zero, cercare un inizio o un fondamento, tutto questo implica una falsa concezione del viaggio e del movimento (metodica, pedagogica, iniziatica, simbolica...). Ma Kleist, Lenz o Büchner hanno un’altra maniera di viaggiare come di muoversi, partire nel mezzo, entrare e uscire, non cominciare né finire.”
Gilles Deleuze

Il tema di questa XVII edizione del progetto Natura Dèi Teatri di Lenz Rifrazioni, Performing Arts Festival, diretto Maria Federica Maestri e Francesco Pititto, è “OvulO”. Un ciclo di performance dedicato a creazioni di artiste internazionali. Tutte donne. Progetto che crescerà nel 2013 con “Glorioso” e proseguirà nel 2014 con “I due piani”.     
Ovulo è qualcosa che respira, qualcosa che dà vita a qualcos’altro, per poi farsi e rifarsi, senza sosta, senza interruzioni. Lo stesso avviene nell’arte, dove la ricerca è senza fine, in continuo sviluppo, una realtà tesa a creare nuove “forme”. Per sentirci vivi, avvertiamo il bisogno continuo di “muoversi”, come scrive Deleuze, attraversare, sconfinare nell’ignoto, cercare nuovi stimoli ed emozioni.
Una fabbrica di creazione, di continua ricerca di nuovi linguaggi, un luogo di visioni ed esperienze da vivere: questo è Lenz Teatro.                                                                                                              
E Natura Dèi Teatri, che si svolgerà nei suoi spazi post-industriali, ospiterà nei prossimi giorni l’incalzante innovazione sperimentale di artiste provenienti da diverse parti del mondo. Oltre ai padroni di casa Lenz Rifrazioni, che continueranno l’affondo nel poema epico virgiliano, saranno presenti la performer e coreografa islandese Erna Ómarsdóttir; Antonia Baehr, coreografa e film-maker tedesca; l’attrice e performer slovena Barbara Kukovec; le danzatrici e attrici italiane Sandra SonciniMonica Bianchi e la performer e regista Federica Santoro; l’artista video-maker serba Ana Adamovic; l’italiana Barbara De Dominicis e la francese Aude François, artiste multidisciplinari; la musicista e performer inglese Petra Jean Phillipson; la coreografa e danzatrice portoghese Vera Mantero; Carla Bozulich, cantante e performer statunitense.
Corpo e linguaggio saranno, in tutte le performance, il nodo essenziale della ricerca e dello “stare in scena”.

Sul nostro blog seguiremo e approfondiremo questi tredici spettacoli, che muoveranno e smuoveranno la nostra mente per i continui sconfinamenti creativi, per le energie trasversali, che si propongono di cercare e accendere sguardi emotivi con un pubblico dialogante e sensibile.
Lasciamoci fecondare dall’arte, da un festival dedicato alla “capacità ovulatoria”, a chi vuole rinnovare la realtà in cui vive mantenendosi custode della memoria.
Un festival dedicato alla donna. E agli uomini che “osano” correre con lei.

La Redazione
Blog NDT