giovedì 29 novembre 2012

Quando l’Arte è al limite dell’esprimibile a parole: Erna Ómarsdóttir


Oggi è artista in proprio che si divide tra la sua città natale, Reykjavik, e Bruxelles.
È stata a lungo nella compagnia di Jan Fabre, per poi passare con Sidi Larbi Cherkaoui e Les Ballets C de la B di Alain Platel.
Erna Ómarsdóttir è autrice e interprete di performance potenti e inquietanti, dove la danza si fa fisicità istintiva, quasi animalesca, e si fonde con una musicalità estrema; un “danzare con la voce”, come lei stessa lo definisce, che oltrepassa quelle barriere che spesso dividono la scena dal pubblico, entrando in un contatto profondo con l’emotività di chi osserva e ascolta. Un’arte quasi ai limiti di ciò che può essere comunicato a parole.
Negli ultimi anni i lavori dell’artista nascono dalla collaborazione con musicisti quali Jóhann Jóhannsson e Valdimar Jóhannsson. Quest’ultimo è musicista e compositore per il teatro e la danza, ed ha suonato e composto per la band islandese punk Reykjavik!.
Insieme a Valdimar, Erna Ómarsdóttir forma il duo metal-elettronico Lazyblood. Un ritmo scandito da istanti teatrali e fisici, qualche tocco di disco e un “headbanging” (lo scuotere la testa al ritmo della musica heavy metal) innovativo. Una tempesta sonora composta da un mix di electro-punk, metal, glam rock e Nordik folk, in cui Erna Ómarsdóttir irrompe nello spazio attraverso un corpo che appare come un tornado in una scatola musicale. Contorce e avvolge il proprio corpo, talvolta anche strisciando sul pavimento arrivando a sfiorare fisicamente il pubblico: ci si può sentire avvolti come da un dolce vortice della follia umana.
Spettatori, lasciatevi trasportare da un’energia prorompente in un mondo di contrasti vocali e fisici!
“La voce è un muscolo. Si tratta di uno sviluppo naturale del mio lavoro, si aggiunge al movimento o lo incide trasformando anche l’ambiente. L’uso della voce per me conduce più vicino all’anima. Mi piace sperimentare le differenze nella struttura di tutti i suoni, effetti acustici che vengono dal basso più profondo, dagli angoli più strani e sconosciuti del corpo. Lascio che il movimento determini la voce ma anche l’opposto. Mi abbandono ai contrasti tra una voce satanica o il canticchiare innocente delle ragazzine, mi faccio attraversare da tutti i suoni istintivi dell’uomo e dell’animale, ma li estrapolo da un contesto narrativo e li ricompongo in un paesaggio sonoro...” (da “Identità e alterità. Conversazione con Erna Ómarsdóttir” 
a cura di Adele Cacciagrano e Piersandra Di Matteo, “Art’o”, n.23,  2007).

Laura Panizza

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