Oggi è artista in proprio che si divide tra la sua città natale,
Reykjavik, e Bruxelles.
È stata a lungo nella compagnia di Jan Fabre, per poi passare con Sidi
Larbi Cherkaoui e Les Ballets C de la B di Alain Platel.
Erna Ómarsdóttir è autrice e interprete di performance
potenti e inquietanti, dove la danza si fa fisicità istintiva, quasi
animalesca, e si fonde con una musicalità estrema; un “danzare
con la voce”, come lei stessa lo definisce, che oltrepassa quelle
barriere che spesso dividono la scena dal pubblico, entrando in un contatto
profondo con l’emotività di chi osserva e ascolta. Un’arte quasi ai limiti di
ciò che può essere comunicato a parole.
Negli ultimi anni i lavori dell’artista
nascono dalla collaborazione con musicisti quali Jóhann Jóhannsson e Valdimar Jóhannsson. Quest’ultimo è musicista e
compositore per il teatro e la danza, ed ha suonato e composto per la band
islandese punk Reykjavik!.
Insieme a Valdimar, Erna Ómarsdóttir forma il duo metal-elettronico Lazyblood. Un ritmo scandito da istanti
teatrali e fisici, qualche tocco di disco e un “headbanging” (lo scuotere la
testa al ritmo della musica heavy metal) innovativo. Una tempesta sonora
composta da un mix di electro-punk, metal, glam rock e Nordik folk, in cui Erna
Ómarsdóttir irrompe nello spazio attraverso un corpo che appare come un tornado
in una scatola musicale. Contorce e avvolge il proprio corpo, talvolta anche
strisciando sul pavimento arrivando a sfiorare fisicamente il pubblico: ci si
può sentire avvolti come da un dolce vortice della follia umana.
Spettatori, lasciatevi trasportare da un’energia
prorompente in un mondo di contrasti vocali e fisici!
“La voce è un muscolo. Si tratta di uno
sviluppo naturale del mio lavoro, si aggiunge al movimento o lo incide
trasformando anche l’ambiente. L’uso della voce per me conduce più vicino all’anima.
Mi piace sperimentare le differenze nella struttura di tutti i suoni, effetti
acustici che vengono dal basso più profondo, dagli angoli più strani e
sconosciuti del corpo. Lascio che il movimento determini la voce ma anche l’opposto.
Mi abbandono ai contrasti tra una voce satanica o il canticchiare innocente
delle ragazzine, mi faccio attraversare da tutti i suoni istintivi dell’uomo e
dell’animale, ma li estrapolo da un contesto narrativo e li ricompongo in un
paesaggio sonoro...” (da “Identità e
alterità. Conversazione con Erna Ómarsdóttir”
a cura di Adele Cacciagrano e
Piersandra Di Matteo,
“Art’o”, n.23, 2007).
Laura
Panizza
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