Un
corpo che danza, che si libera, che si
avvicina al suolo.
E’
Vera Mantero che in "What can be
said about Pierre" porta in scena Gilles Deleuze.
Un
tempo manipolato, un ritmo insistente che
spinge verso il pavimento, che ricerca la terra ed un corpo
imprigionato, che si dimena, che corre da tutti i lati.
Il
movimento e la danza diventano per Vera il canale più puro per conoscere,
scoprire e capire il mondo.
Un
lavoro, il suo, che acquista la forma di una lotta
continua contro la banalità performativa fondendo filosofia ed intuizione, verbale e non verbale,
razionale ed irrazionale.
“Nel
2006 durante la Giornata Mondiale della Danza ho presentato una piccola
improvvisazione al suono della voce di Gilles Deleuze che tiene una lezione su Spinoza e il suo concetto dei tre tipi
di conoscenza possibili per gli esseri umani (il discorso in questione si
concentra sul primo tipo di conoscenza, quella più elementare, quello in cui
tutti si muovono...). Ho manipolato le temporalità del discorso di Deleuze, ma
solo in minima parte, il discorso ha già una certa temporalità molto
particolare. Ho basato i miei movimenti sull’insistenza e sulla messa a terra
del corpo che spinge e preme gli spazi e va interamente in direzione del suolo.”
Un’esperienza
che supera e va oltre la danza è l’altra
performance, "Olympia", un lavoro che ha l’aspetto di una
testimonianza che grida e denuncia la mercenaria relazione tra arte e
denaro. Un corpo nudo che esplora attraverso la pittura il territorio
filosofico di Jean Dubuffet.
“In quel periodo stavo leggendo Asphyxiating
Culture di Jean Dubuffet, e mi sembrava assolutamente giusto leggere alcune
parti di questo libro per l'occasione a chi fosse presente al Teatro Maria
Matos. Ma leggerlo come? E non sarà un po’ pretenzioso, andare lì e dire che
sono colei che sa che cosa è la vera cultura, o la cultura migliore? Forse
dovrei essere nuda... devo leggere Dubuffet nuda. Incollata a terra di fronte a
un microfono? No, è impossibile ... per far cosa poi? Nuda...?
Questa
nudità mi fece pensare all’ Olympia di Manet, che avevo appena visto al Musée
d'Orsay a Parigi, dove vivevo all'epoca. E se fosse Olympia a leggere
Dubuffet? Oh, no! Terribile! Ognuno mi accuserà di dissacrare il dipinto... .
Ho
detto André Lepecki che volevo leggere Dubuffet nuda, ma non sapevo come farlo
senza semplicemente leggere Dubuffet nuda. Non ho nemmeno parlato a lui del
dipinto. Potete credere a cosa mi disse dopo? Oh, Vera, ricordi l’Olympia di
Manet [che avevamo visto insieme]? Penso che dovresti lavorare con lei. Ed è
questo ciò che ho fatto”.
Coreografa,
attrice performer e ballerina, Vera Mantero ha studiato danza classica con Anna
Mascolo e lavorato a Lisbona nel Balletto Gulbenkian dal 1984 al 1989.
Ha
studiato a New York e a Parigi le tecniche di danza contemporanea, della voce e
del teatro.
Tra
le sue collaborazioni ricordiamo in Francia quella con Catherine Diverrès.
Dal
1991 le sue coreografie, da lei create già dal 1987, fanno il giro del mondo.
Irina Pinelli
Nessun commento:
Posta un commento
Ogni sguardo è una ricchezza per chi crea. Invitiamo i nostri lettori, spettatori e chiunque desideri accostarsi al nostro linguaggio a contribuire alle nostre conversazioni esprimendosi in modo rispettoso. Grazie.