martedì 4 dicembre 2012

Eliminare il superfluo per un’indagine trasversale: VIA NEGATIVA


“Per me, creatore di teatro, le parole non sono importanti; per me la sola cosa che conti è ciò che si può ricavare da queste parole (…).
Il teatro è un atto generato dalle reazioni e dagli impulsi umani, dal contatto che si stabilisce tra le persone."
Jerzy Grotowski

Eliminati gli ostacoli. Eliminato il superfluo. Una performer spogliata: nessun trucco, nessun costume, nessuna divisione tra attore e spettatore.
Rimane l’essenziale. Mente, corpo, comunione attore-spettatore. Questo è “Spotlight on me” di Via Negativa.
Un progetto, dal nome di ispirazione grotowskiana, che indaga ciò che si innesta al momento e nello spazio teatrale, tra performer e pubblico: un flusso complesso di punti di vista, aspettative, giudizi, conclusioni, riconoscimenti. Non importa quale sia il soggetto o la storia dello spettacolo, ciò che importa è cercare sempre “l'arte viva che esiste a causa di domande e non a causa di risposte”.
Un'indagine trasversale, quella di Via Negativa, che si esprime attraverso teatro, lettura, danza, pratiche del corpo radicali, progetti galleria. Una compagnia aperta, dinamica, senza numero fisso di membri. Un collettivo dove ognuno combatte individualmente, con le sue ragioni, il suo corpo, il suo coraggio, la sua immaginazione, le sue competenze, la sua energia.
L'attrice slovena Barbara Kukovec contempla, in “Spothlight on me” (creato con B. Jablanovec), il paradosso della presenza dal vivo di fronte allo spettatore, esplorando con gli unici mezzi a sua disposizione (corpo, segno teatrale e parola) la possibilità di eliminare il confine tra il soggetto della performance e la performance del soggetto. Barbara diventa la vittima della sua stessa vivacità; ciò che è in grado di creare è solo un ricordo di ciò che è stato creato.
Richard Wagner, Le Valchirie. Più forte, più forte, più forte. E – Boom! Il teatro esplode. I muri collassano, il tetto cade a terra. Ma tu ed io sopravviviamo. E adesso – esplosioni in cerchi concentrici viaggiano ancora più lontano: Zagabria, Venezia, Vienna, Roma, Berlino, Madrid, Londra e Mosca in simultanea – boom! Siamo rimasti solo tu, io e la memoria di tutto quello che se ne è andato. L’ultima memoria, che Barbara vuole cancellare dalla sua mente, è quella di una performance “Another Bloody Mary” dell’artista spagnola La Ribot. Questa memoria è la penultima vittima in questa storia, incentrata sul cancellare il confine fra il soggetto della performance ed il performare un soggetto. L’ultima vittima in questa storia è la perfomer che la performa.
Già danzatrice e attrice Barbara Kukovec si è recentemente interessata anche di media visivi, in particolare di fotografia. Si è laureata all’Accademia Teatrale di Lubiana, e nel 2006 ha ottenuto un master in performance presso il Goldsmith College di Londra, città dove vive e lavora. Il suo approccio integrato a qualsiasi tema trattato trasforma le sue performance di eventi unici fortemente espressivi. L’abilità nel toccare nuove vette, individuali e collettive, caratterizza il lavoro di Barbara nella serie “Starting Point” dei Via Negativa: “Anger”, “More”, “Would Would Not”, “Viva Verdi”, e “Four Deaths”. In queste performance dimostra una presenza fisica di incredibile impatto, che cancella il confine fra il soggetto della performance ed il performare un soggetto.
                                                                             Irina Pinelli

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